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mercoledì 25 maggio 2011

VASCA DEI CIGNI ALLA FORTEZZA: STORIA E VANITA'





Apprendiamo da un'intervista del "Corriere fiorentino" del 19 maggio 2011 che il nostro sindaco Matteo Renzi ha in mente numerose novità per la Firenze del secondo decennio del 2000.
Fra queste, anche una sala congressuale da 4000 posti sotto la Vasca dei cigni nel giardino realizzato da Giuseppe Poggi all'esterno della Fortezza da Basso, all'arrivo di viale Spartaco Lavagnini: «E' un progetto molto bello che il team guidato dall'ingegner Luigi Ulivieri ha proposto. Una sala di 4mila posti, un disegno intelligente proposto dai tecnici di Comune, Provincia e Regione» dice il Sindaco.
Di fronte a questa affermazione vorremmo proporre alcune osservazioni, generali e particolari.

1)    Spiace, prima di tutto, notare che ormai, per sapere cosa ha in mente il Sindaco di Firenze, oltre che assessore all'urbanistica, non dobbiamo andare in Consiglio Comunale o nel sito del Comune di Firenze, come ci aspetteremmo, ma dobbiamo inseguirlo nella sua vis mediatica su giornali e nelle interviste televisive.
2)    E venendo allo specifico: la Vasca dei cigni costituisce la parte centrale di quello straordinario episodio di giardino pubblico progettato da Giuseppe Poggi e realizzato dal giardiniere Attilio Pucci che ancora oggi, salvo qualche parziale modifica, ci è arrivato nella sua redazione originaria ed è inserito a ragione nell'area di vincolo diretto che tutela tutto il complesso della Fortezza da basso all'interno del perimetro dei viali. (ma la competente Soprintendenza è stata informata del progetto?)

3)     Il giardino del Poggi e del Pucci è l'unico dei quattro lati della Fortezza che gli amministratori fiorentini nell'ultimo decennio non abbiano già massacrato e sacrificato sull'altare di "Firenze Fiera", applicando continuativamente quella sciagurata scelta urbanistica che colloca nel cuore di Firenze un polo fieristico espositivo che la città storica manifestamente non riesce a sostenere.
4)    Gli amministratori fiorentini hanno peraltro permesso che l'ex Cinema Apollo di Via Nazionale ( opera dell'architetto Nello Baroni del quale è stato già fatto fuori l'ex-Cinema Capitol), cioè a due passi dall'attuale palazzo dei Congressi, fosse trasformato in appartamenti e centro commerciale invece di utilizzarlo, se c'era questa necessità, secondo la sua vocazione naturale come seconda grande aula congressuale.
5)    Hanno permesso che si distruggesse l'agenzia FIAT di viale Belfiore in cambio di un nuovo albergo progettato da Jean Nouvel che doveva contenere anche nuove sale congressuali e oggi è solo una grande buca a cielo aperto; in cinque anni il progetto ha, tra l'altro, provocato il dissesto finanziario della società che ha rilevato le tre più importanti imprese edili fiorentine.
6)    La politica di "massacro" dell'area della Fortezza da Basso, già delle giunte dell'ineffabile Domenici, continua silenziosamente ma evidentemente anche con il "rottamatore" Renzi.
Segnaliamo infine anche un altro passaggio dell'intervista di Renzi: «Le città devono anche cambiare: nessuno butta giù la Cupola del Brunelleschi. Ma accanto ad una Firenze dell'Ottocento abbiamo diritto di avere una Firenze del 2010. Il marciapiedi in una strada pedonale peggiora la pulizia ed è un non senso. Checché ne pensino gli storici, la città serve per i cittadini, non per gli studiosi d'arte. Difendere il marciapiede come elemento culturale della città mi sembra una elucubrazione da salotti».
Queste sono affermazioni che si commentano da sole. L'avversione alla storia e agli studiosi d'arte appare… abbastanza incongrua con la carica di Sindaco di una città che è dichiarata bene dell'umanità dall'unesco.
Tutti noi desideriamo veder nascere e vivere una città "nuova", una città contemporanea, certo a misura dei cittadini e non serva delle posizioni di rendita, del cemento e del mattone o del turismo globalizzato mordi e fuggi. La nuova Firenze dovrà, come è perfino ovvio, coniugare la bellezza e il portato culturale e civile della storia (anche dell'Ottocento che, tra l'altro, seppe realizzare l'Unità d'Italia), con innovazioni, anche profonde, ma che sappiano proteggere e arricchire quella proficua tradizione e, in particolare, sappiano soprattutto applicarsi a ridisegnare e integrare le realtà periferiche che oggi, in nome di una marginalità rispetto al progetto, negato a parole, ma perfettamente perseguito, di una città neo-Disneyland, sono lasciate in uno stato che è spesso indegno della tradizione, non solo del Rinascimento o di un Poggi, ma anche di un Michelucci e di un Detti, tanto per citare qualche nome più recente.
Difendere la Vasca dei cigni e il giardino (che sarebbe inevitabilmente distrutto dalla presenza di una sottostante costruzione in cemento) significa anche promuovere un'idea di città effettivamente moderna, che non segua solo "mode" che vivono solo nei media, e che non sono né antiche né moderne, ma solo vane e vuote, quando non interessate.
Abbiamo difeso la Fortezza dal Mostro desiderato da Domenici, sapremo difendere con uguale energia e raccogliendo analoghi riconoscimenti anche i giardini della Vasca dei Cigni del Poggi.
Sarà questo il modo migliore, dati i tempi, per celebrare il secondo centenario della sua nascita.
Giuseppe Poggi (Firenze 1811-1901)

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