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martedì 25 ottobre 2011

CASO LAIKA


CITTADINI AREA FIORENTINA
COMITATI DEI CITTADINI - FIRENZE



CASO LAIKA:
piena solidarietà all'Assessore regionale Anna Marson

 
Basterebbe rileggere l'articolo di Salvatore Settis, pubblicato il 28 settembre scorso su La Repubblica - "Chi vuol svendere i monumenti" - per capire di cosa si parla quando si discute del caso Laika di S. Casciano.
In quell'articolo l'ex Rettore della Normale di Pisa accostava il caso toscano a quello siciliano (dove si sta privatizzando la Valle dei Templi) come esempi del farsesco "federalismo demaniale" e del feroce attacco in corso a quegli articoli della Costituzione che si occupano di tutela del paesaggio (art.9), di pieno sviluppo della personalità umana (art. 3) di tutela della salute (art.32) e dell'utilità sociale che si accompagna alla libertà d'impresa (art. 41).
Nel caso Laika, a partire dal 2002, un terreno a destinazione agricola è stato trasformato in industriale a favore della multinazionale di caravans Hymer mediante una discutibile variante urbanistica. Durante i lavori sono venuti alla luce importanti resti di insediamenti etruschi e romani e di fronte alla richiesta delle associazioni ambientaliste di fermare i lavori tutelando l'area archeologica, un coro di sindaci, di amministratori (con qualche lodevole eccezione) e i sindacati dei lavoratori hanno opposto le ragioni del lavoro e dell'emergenza occupazionale.
La Presidente di Confindustria Toscana Antonella Mansi, alla presenza di Emma Marcegaglia ha affermato che le esigenze dell'economia e della manifattura non possono essere fermate da "alcune pietre di origine etrusca".
Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, in nome del lavoro e degli investimenti, si è schierato col coro permettendo che l'Assessore all' urbanistica e al territorio Anna Marson venisse insolentita dalla stessa Mansi ("sul caso Laika non ha competenze"- "le persone inadeguate al ruolo che ricoprono fanno grandi danni"), e dal Presidente della provincia Andrea Barducci ("proprio i non toscani pretendono di insegnarci come si governa il territorio"). Dimenticandosi dei principi basilari della L.R. 1/05 a proposito del consumo di suolo e lasciando che uno dei pochi assessori a possedere competenze tecniche oltre che politiche sulla questione, sia affrontata dai rappresentanti dei lavoratori.

Il caso Laika è senza dubbio un esempio di spreco territoriale portato avanti da industriali poco scrupolosi e dai benpensanti dello "sviluppismo" ma è anche la dimostrazione della modestia culturale di certa imprenditoria e della commistione pubblico-privato che caratterizza la condotta di molti amministratori toscani. Come dice la stessa Mansi : "Chissà quante Laika ci sono in Toscana!"
Nel corso della polemica si è cercato cinicamente di opporre sviluppo contro difesa dell'ambiente, occupazione contro bene comune, ma in realtà si tratta d'altro.
Come hanno ricordato congiuntamente Italia Nostra, Legambiente, WWF e Rete dei comitati per la difesa del territorio in una lettera inviata al Presidente Rossi e ai lavoratori della Laika, la Hymer, che avrebbe potuto ampliare i propri stabilimenti in zone industriali vicine, ha preferito occupare nuovo suolo per una superficie più che doppia di quella attualmente in produzione.
L' azienda non ha mai mostrato fretta di investire, preferendo la strada di trattative lunghe e poco trasparenti. Non ha dato garanzie di voler seguire la via del rilancio produttivo, e c'è il sospetto che voglia puntare sull'investimento immobiliare. Inoltre il Comune dovrà pure sobbarcarsi parte della spesa per lo smantellamento e la ricollocazione su una collinetta vicina del sito archeologico (un ridicolo rimedio al danno prodotto, subito soprannominato archeopatacca)
Il Presidente Rossi afferma che la scelta del Comune è stata una scelta legittima e ricorda i pareri favorevoli al progetto di ricollocazione della Soprintendenza, del Comitato tecnico scientifico per i beni archeologici e della Direzione generale per le antichità del Ministero.

Ma è sempre Salvatore Settis nell' articolo citato a chiedersi " … cosa c'è da aspettarsi da un Ministero che ormai espressamente invita non a proteggere il paesaggio ma a genuflettersi davanti alle imprese? Lo dice chiaro e tondo un documento del 13 ottobre 2010, che in materia di autorizzazione paesaggistica invita sfacciatamente i soprintendenti a 'pervenire ad espressioni di pareri la cui formulazione si configura come una prescrizione di buone maniere' evitando come la peste 'pareri che siano in contrapposizione alle proposte progettuali".
Il depotenziamento sistematico delle Soprintendenze mediante il blocco delle assunzioni e il taglio dei fondi fanno il resto nella demolizione di ogni tutela a favore dello sviluppo.

Bene fa allora l'assessore Marson ad insistere, come ha fatto nel recente Convegno su - La qualità del paesaggio come fattore di attrattività per il territorio -, sulla necessità di ridefinire norme e regole più chiare e meno "stiracchiabili" in materia di pianificazione territoriale a scala regionale.

Veramente inqualificabili ci sembrano invece gli attacchi che ha dovuto subire e pertanto desideriamo esprimerle tutto il nostro appoggio e la nostra stima per la sua azione in difesa del paesaggio e del territorio della Toscana.



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