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giovedì 21 giugno 2012

Firenze: LA SCOPERTA DELLE TERRE

 
 CITTADINI AREA FIORENTINA

  COMITATI DEI CITTADINI-FIRENZE

LA SCOPERTA DELLE TERRE

In risposta alle interrogazioni presentate nei giorni scorsi da alcuni consiglieri regionali della stessa maggioranza circa il destino delle terre di scavo del Passante AV di Firenze l'Assessore regionale ai Trasporti Luca Ceccobao ha detto che nella ex Cava di lignite di Santa Barbara in Valdarno andranno mediante trasporto su rotaia, 1.350.000 mc. di terra proveniente dallo scavo della stazione Foster. Il materiale classificato come rifiuto pari a 1.500.000 mc prodotto dallo scavo dei due tunnel per il quale si impiegano additivi chimici, verrà, invece, trasportato su camion, trattato e recuperato in discariche per il momento fuori della Toscana.
In ogni caso ha aggiunto Ceccobao "la classificazione definitiva dei materiali di risulta dallo scavo di galleria non può che essere di competenza del ministero dell'Ambiente".
Analoghe interrogazioni sullo stato dei lavori nei cantieri AV, presentate da consiglieri dell' opposizione in Consiglio comunale, hanno avuto risposte elusive da parte dell'Assessore alle Infrastrutture Massimo Mattei.


La sostanziale incertezza sulla destinazione delle terre di scavo dimostra tutta l'approssimazione di questo progetto e in particolare del Piano di Gestione delle Terre del Passante e della Stazione AV definito nell'ambito della VIA e nel progetto riguardante la ex Cava di lignite di Santa Barbara approvato nella Conferenza dei Servizi del marzo 1999, la quale a questo punto dovrebbe essere invalidata.
Se è vero che da quando è scaduta la clausola di recesso per Scavalco, Passante di Firenze e Nuova Stazione AV (luglio 2008) i lavori per il nodo fiorentino sono diventati giuridicamente irreversibili, si deve però considerare che:
  • l'entrata in funzione della fresa a Campo di Marte prevista per il settembre 2011 è al momento rimandata di più di un anno
  • i lavori per la stazione Foster iniziati nell'ottobre 2010 procedono con molta lentezza anche se la loro conclusione è fissata al settembre 2016
  • non si sa dove mettere più di metà delle terre di scavo, una quantità enorme che dovrebbe circolare su camion in città e per mezza Italia.
Basandosi sui numerosi accordi stipulati tra TAV spa, Ferrovie dello Stato, Comune di Firenze e altri Enti locali e Ministeri in un periodo compreso tra il 1995 e il 2011, i danni economici del ritardo maturato – per non parlare della eventuale cancellazione dell'opera - potrebbero essere pesanti per la collettività. Una valutazione sarà possibile, quando si disporrà del piano di recupero e di rientro temporale dell'impresa esecutrice vincitrice dell'appalto nel 2007.
Anche senza considerare le numerose irregolarità del progetto e i rischi sismici e idrogeologici prodotti da lavori che si annunciano infiniti a tutto vantaggio delle aziende costruttrici,


questa incredibile imprevidenza  progettuale, per un'opera equiparabile per  importanza agli interventi del Poggi per Firenze capitale, basterebbe da sola a giustificare una sospensione dei lavori, in attesa di far chiarezza sul problema dello smaltimento dei materiali di risulta.


Tornano fuori così i vizi di origine di un progetto i cui risultati sotto il profilo dei servizi e della funzionalità ferroviaria e urbana saranno disastrosi.
In proposito si continua a sostenere, soprattutto da parte dei vertici della Regione Toscana, che una volta aggiunti due binari sotto terra si potrà riservare la rete di superficie per il trasporto regionale e metropolitano connettendo con treni non stop i capoluoghi di provincia e le maggiori stazioni ferroviarie con l'alta velocità nazionale. Ma le cose non stanno così, come ammettono ormai le stesse Ferrovie, perché le vere criticità del Nodo non vengono affatto sanate da questi faraonici lavori.


Nel caso però che alla fine, per un motivo o per l'altro, si giungesse ad una sospensione a tempo indeterminato dei lavori

sarebbe auspicabile un intervento della Corte dei Conti per far pagare le conseguenze di una simile catena di insufficienze progettuali e di insipienza amministrativa in primo luogo a quegli  amministratori che nel corso degli anni hanno sostenuto, e anche adesso continuano a sostenere a spada tratta, un'opera così chiaramente insostenibile.




       

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