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venerdì 4 agosto 2017

Project financing applicato alla sanità


 Comitato SAN SALVI CHI PUO'


A proposito del project  financing 
applicato alla sanità
e l'intervento tardivo della Corte dei Conti regionale
               Nel gennaio del 2013 il nostro comitato promosse, assieme alla CUB sanità, un convegno sulla situazione generale della sanità in Toscana, sulle minacce sempre più avvertite dai cittadini alla tutela della salute, all'accesso universale alla cura e all'assistenza.
         Tutto ciò a causa di un processo sempre più spinto di aziendalizzazione delle Asl e  di piani sanitari regionali ispirati a una logica di privatizzazione e di risparmio i cui capisaldi si fondavano sulla "partecipazione alla spesa" (ticket ) e sull'aumento delle liste d'attesa, sulla diminuzione dei distretti sanitari, sul taglio dei posti letto e  dei costi di degenza, sul blocco del turn over fra medici e infermieri, nonché sulla vendita del patrimonio immobiliare e storico in capo alle stesse aziende sanitarie.
         In quel convegno furono anche denunciate le  storture di cui soffriva il tanto esaltato modello toscano: altissimi stipendi per i massimi dirigenti, ingenti sprechi e un carente sistema di controllo dei bilanci delle varie Asl, come testimoniato dal clamoroso buco milionario di Massa, riconducibile a pratiche contabili poco trasparenti, e da altri casi toscani, poco chiari, di deficit di bilancio.
         Fra gli sprechi, intesi come sperpero di denaro pubblico a favore dei privati, oltre all'acquisto di nuovi edifici pagati ben oltre il loro valore di mercato pur avendo a disposizione un enorme patrimonio di immobili inutilizzato, emerse, grazie alla rigorosa analisi del compianto Ivan Cicconi, quello della costruzione dei quattro nuovi ospedali (Massa, Lucca, Pistoia, Prato) utilizzando il cosiddetto "project financing".
               Un sistema, la finanza di progetto, che prevede la costruzione di questi ospedali da parte di un concessionario privato, che gestisce direttamente l'opera e i suoi costi anche se gran parte del finanziamento è a carico delle Asl. Per compensare l'apporto del privato all'operazione, la parte pubblica riconoscerà al concessionario un canone fisso garantito, per minimo 19 anni da esso stesso determinato, in cambio del quale erogherà, a pagamento e in condizioni monopolistiche, tutti i servizi non sanitari, commerciali e di manutenzione della struttura ospedaliera.
         Ivan Cicconi spiegò nel convegno come tale partenariato pubblico-privato, che già con la TAV era servito a mascherare dietro il millantato finanziamento privato quello enorme a totale carico del pubblico, con il conseguente incremento del debito a carico delle future generazioni, applicato alla sanità, avrebbe parimenti danneggiato gli interessi collettivi incrementandone i costi con il risultato di arricchire solo i privati e impoverire le già scarse risorse del welfare.
         Oggi, come rileva la stessa Corte dei Conti, sappiamo che i nuovi ospedali sono costati  379 milioni, di cui circa 303  sborsati dal pubblico, che si è accollato anche una parte consistente degli oneri finanziari e fiscali relativi ai prestiti bancari  sostenuti dal privato, il quale ne ha messi solo 75. Con questa operazione il privato incamera non solo i guadagni sulla costruzione, ma soprattutto una rendita sicura e sproporzionata (1,227 miliardi) che si tradurrà in un vero e proprio salasso per i bilanci sanitari.
         Da rilevare, inoltre , come  l'edilizia ospedaliera quale nuovo business privato, ha prodotto un'altra deleteria conseguenza:  tutti i quattro ospedali toscani  presentano problemi strutturali e di impiantistica fin dalla loro apertura: dall'acqua che penetra dal suolo a causa del sito inadatto prescelto, alle porte che non isolano né chiudono, alle sale  operatorie scarsamente funzionali, ecc.  Infatti, la Corte dei Conti, a questo proposito, rileva che è stata "modesta l'attività di controllo, anche a causa della direzione dei lavori, affidata, per disposizione legislativa, all'esecutore stesso".
                E che dire, in ultimo, di queste scelte incentrate sui grandi ospedali che si accompagnano, malgrado le forti e motivate opposizioni delle popolazioni locali, alla chiusura o al depotenziamento di storici e indispensabili presidi ospedalieri, in particolare quelli delle aree disagiate e di montagna?
               I cittadini devono prendere sempre più coscienza di questi problemi, delle responsabilità politiche che sono alla base delle mancanze sempre più gravi del sistema sanitario pubblico, della progressiva mercificazione e privatizzazione del diritto alla salute.   

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